È possibile procedere con l'utilizzo di algoritmi nelle procedure valutative della pubblica amministrazione, ma con garanzie di trasparenza e di verifica in sede giurisdizionale. Ad affermarlo è il Consiglio di Stato in un caso riguardante alcuni docenti di scuola secondaria che contestavano le assegnazioni alle sedi di servizio sulla base delle graduatorie ministeriali, lamentando di essere stati sopravanzati da colleghi posti in posizioni peggiori in graduatoria, in seguito all'applicazione di un algoritmo. I giudici amministrativi incoraggiano l'ingresso nei procedimenti amministrativi delle nuove tecnologie informatiche, specie in quelli con procedure seriali standardizzabili, ma al tempo stesso sottolineano che ciò non può costituire motivo di elusione dei principi che regolano lo svolgersi dell'attività amministrativa. Nel caso in esame ciò non era avvenuto.

Consiglio di Stato sez. VI - 08/04/2019, n. 2270