Pongo all'attenzione il seguente caso. Un allievo, per l'intero anno scolastico ricoverato fuori provincia presso una struttura sanitaria specializzata per l'attuazione del piano terapeutico idoneo alla patologia dalla quale è interessato, è impossibilitato alla frequenza scolastica. Si chiede quali modalità siano adeguate alla gestione delle fasi di verifica e valutazione degli apprendimenti e del comportamento, non potendo essere attuata la scuola in ospedale. Grazie.
Risposta
Con riferimento al quesito che si riscontra si premette che negli ultimi anni è emersa sempre più l’esigenza di assicurare ad alunni e studenti affetti da gravi patologie l’erogazione di servizi scolastici alternativi che permettano agli stessi di non interrompere il proprio corso di studi. Troppo spesso, infatti, tali interruzioni si trasformano in abbandoni scolastici o ripetenze. I servizi scolastici che il Ministero ha attualmente attivato sono sostanzialmente due: La scuola in ospedale e il servizio di istruzione domiciliare.
La scuola in ospedale pur essendo un servizio consolidatosi in un lungo arco di tempo, presenta una difficoltà oggettiva nell’istituzione di scuole ospedaliere per la secondaria superiore, con conseguente scarsa presenza delle stesse sul territorio nazionale. Inoltre, anche laddove è presente, la scuola superiore può assicurare in ospedale solo gli insegnamenti cosiddetti dell’area comune (Italiano, Storia, Lingua straniera, Matematica, Scienze della terra, Diritto ed Economia). Tale carenza viene spesso sanata con l’erogazione di ore aggiuntive di insegnamento delle cosiddette materie di indirizzo diverse per i diversi ordini di scuola, attraverso le risorse finanziarie della legge n. 440/97.
Il servizio di istruzione domiciliare previsto per alunni affetti da gravi patologie, già ospedalizzati, pone diversi tipi di problemi:
1. come integrare l’intervento della scuola ospedaliera, dove erogato, quello della classe di appartenenza e le lezioni presso il domicilio dello studente. In linea teorica tale problema coinvolge tutti gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado sul territorio nazionale, che potrebbero trovarsi nella condizione di dover attivare tale servizio;
2. come ricontestualizzare il domicilio-scuola in modo da garantire allo studente la massima integrazione con il suo gruppo classe. Per questo scopo è indispensabile l’individuazione di strategie didattiche e relazionali adeguate al contesto;
3. come diffondere una cultura dell’istruzione domiciliare visto che il problema potrebbe coinvolgere qualunque operatore della scuola, ma è sconosciuto alla maggioranza;
4. come garantire omogeneità nell’erogazione del servizio su tutto il territorio nazionale.
La C.M. 56/2003 prevede espressamente: “Per quanto riguarda l'istruzione domiciliare che il servizio va erogato nei confronti di alunni iscritti a scuole di ogni ordine e grado, i quali, già ospedalizzati a causa di gravi patologie, siano sottoposti a terapie domiciliari che impediscono la frequenza della scuola per un periodo di tempo non inferiore a 30 giorni.
Il servizio in questione può essere erogato anche nel caso in cui il periodo temporale, comunque non inferiore a 30 giorni, non sia continuativo, qualora siano previsti cicli di cura ospedaliera alternati a cicli di cura domiciliare. La patologia ed il periodo di impedimento alla frequenza scolastica devono essere oggetto di idonea e dettagliata certificazione sanitaria, rilasciata dalla struttura ospedaliera”.
Pertanto, una volta che il consiglio di classe abbia deliberato che l'alunna possa fruire dell'istruzione domiciliare, tutte le attività di verifica effettuate dai docenti hanno i carismi della legalità e possono concorrere alla valutazione finale dell'interessata.