Il TAR Puglia – sezione di Lecce, con la sentenza n. 1122/2025 pubblicata lo scorso 30 giugno, ha affrontato un tema di grande rilevanza per il mondo scolastico: il rapporto tra il numero delle assenze di uno studente e la sua valutazione finale.

Uno studente era stato non ammesso allo scrutinio finale per aver superato il limite massimo di assenze previsto dal regolamento dell’istituto. I genitori hanno impugnato il provvedimento, sostenendo che il solo dato quantitativo delle ore di assenza non potesse prevalere sul rendimento scolastico positivo dimostrato dal ragazzo durante l’anno.

Il Collegio ha dato ragione ai ricorrenti, affermando alcuni principi di rilievo:

  1. Nessuna automaticità nella bocciatura per assenze
    La mancata ammissione allo scrutinio non può derivare in modo meccanico dal mero superamento del tetto massimo di assenze. Una simile applicazione rigida della norma risulterebbe illegittima.
  2. Prevalenza del merito documentato
    Se lo studente dimostra, attraverso prove oggettive (voti, progressi, giudizi positivi dei docenti), un rendimento adeguato, questo elemento deve essere tenuto in considerazione anche in presenza di un numero elevato di assenze.
  3. Bilanciamento tra quantità e qualità
    Il criterio quantitativo delle ore frequentate non può trasformarsi in un ostacolo insormontabile. Occorre sempre un bilanciamento tra frequenza e profitto scolastico.

Questa sentenza apre a riflessioni importanti:

  • Le scuole dovranno prestare maggiore attenzione alle motivazioni che portano a escludere uno studente dallo scrutinio, evitando automatismi.
  • Gli studenti che dimostrano impegno e profitto potranno veder riconosciuto il proprio percorso anche in situazioni particolari (ad esempio per motivi di salute o difficoltà documentate) che hanno comportato assenze prolungate.
  • Si rafforza l’idea di una scuola che valuta non solo la “quantità” della presenza, ma anche la qualità dell’apprendimento.

La sentenza n. 1122/2025 del TAR Puglia segna un passo significativo verso una visione più equilibrata e meritocratica della valutazione scolastica. In un contesto in cui la frequenza resta fondamentale, i giudici hanno ribadito che il merito e il rendimento effettivo non possono essere sacrificati a rigidi automatismi numerici.