Il Disegno di Legge n. 2316, approvato al Senato il 20 marzo 2025 e ora all’esame alla Camera, introduce in Italia una nuova visione dell'intelligenza artificiale (IA), investendo in modo significativo anche il mondo scolastico. Nel contesto educativo, il provvedimento non si limita a un annuncio generico ma prevede interventi strutturali che possono trasformare profondamente il ruolo degli strumenti digitali, delle competenze degli studenti e delle responsabilità del personale scolastico.

Il DDL 2316/PT rappresenta il primo tentativo organico in Italia di “tradurre” l’AI Act europeo in una legge nazionale, bilanciando sviluppo tecnologico, tutela dei diritti e governance pubblica. Mentre restano aperte le questioni sull’indipendenza delle autorità e sul livello di dettaglio in settori strategici, la discussione in corso indica una crescente consapevolezza del ruolo cruciale dell’intelligenza artificiale nella società italiana contemporanea.

Piuttosto che relegare l’IA a semplici moduli specialistici, il DDL inserisce l’educazione all’intelligenza artificiale in modo trasversale nel sistema formativo: dalla scuola dell’infanzia all’università, includendo anche gli ITS Academy e le istituzioni AFAM. Questo approccio intende integrare competenze tecniche (STEM) e creative, rafforzando capacità interdisciplinari e favorendo l’alfabetizzazione digitale critica. L’educazione all’IA non è concepita come opzionale, ma come parte integrante del percorso formativo, utile a preparare cittadini consapevoli di fronte alle sfide di un mondo sempre più automatizzato.

Il testo legislativo sostiene una versione “aumentata” delle competenze: da un lato aumenta l’importanza delle discipline STEM, dall’altro valorizza l’arte e la creatività; dall’altro, approfondisce i temi del diritto, dell’etica e della cittadinanza digitale. Si prevedono percorsi di orientamento personalizzati per aiutare gli studenti a individuare percorsi formativi in linea con le evoluzioni tecnologiche e del mercato del lavoro, favorendo quindi una transizione scolastica più fluida verso professioni emergenti nell’ecosistema digitale .

Non solo scuola primaria e secondaria: anche le università, gli ITS Academy e l’AFAM sono tenuti a includere nei loro piani formativi contenuti su IA, toccando aspetti tecnici ma anche normativi e etici . L’obiettivo è creare un ponte tra formazione superiore e mondo del lavoro, offrendo figure professionali capaci di sviluppare, gestire e controllare sistemi di IA. In tal senso, la Camera ha già inserito ordini del giorno per istituire certificazioni professionali specifiche, utili per costruire una figura “ibrida” tra tecnico e regolatore dei sistemi intelligenti.

Il DDL riconosce alla scuola lo status di pubblica amministrazione e spinge per l’adozione istituzionale di sistemi IA anche nella gestione interna: dalla dematerializzazione di processi amministrativi, all’organizzazione di personale, fino alla gestione dei dati; tutti ambiti in cui si attendono efficienze e semplificazioni . Tuttavia, questo comporta aspetti delicati: l’introduzione di sistemi intelligenti nella routine scolastica grava sulle responsabilità del dirigente, soprattutto in caso di errori o malfunzionamenti.

Il DDL insiste su tutela dei dati personali e consensi informati, con particolare attenzione ai minori. Se sistemi di IA vengono usati per profilazione, valutazione o generazione di materiali didattici, le famiglie devono essere informate, soprattutto per studenti sotto i 14 anni. Sarà fondamentale garantire chiarezza sull’uso che le scuole fanno dei dati – incluse le registrazioni – e assicurare trasparenza su potenziali algoritmi decisionali (es. selezione orari, valutazioni automatizzate ecc.), rendendo espliciti modalità, limiti e errori possibili.

Formazione e aggiornamento dei docenti

Il DDL evidenzia la necessità di percorsi di “alfabetizzazione e formazione in materia di IA” anche per il personale educativo. Questo mette l’accento su due punti: da un lato si riconosce che non basta introdurre strumenti digitali, ma serve che insegnanti e dirigenti siano formati a usarli adeguatamente; dall’altro, si apre la strada a una rivoluzione nella formazione iniziale e continua del corpo docente, che dovrà acquisire competenze tecniche, etiche e metodologiche per inserire l’IA nelle pratiche didattiche.

Il rischio dell’asimmetria di competenze e risorse

Se l’educazione all’IA è lasciata all’autonomia scolastica, cresce il rischio di una diffusa disomogeneità tra scuole: dotazioni tecnologiche, personale formato e supporto organizzativo variano molto da un istituto all’altro, soprattutto tra Nord e Sud e tra aree urbane e periferiche . Il Parlamento valuta emendamenti per garantire standard minimi e risorse dedicate, evitando che il divario digitale nel settore scolastico si apra ancora di più.

Conclusione

Il DDL 2316 segna un cambiamento culturale nell’educazione italiana, trasformando la scuola in spazio di cittadinanza digitale, consapevole e informata. L’introduzione dell’IA nella didattica, nella gestione amministrativa e nella formazione docente può rappresentare una svolta positiva, se accompagnata da regole chiare, trasparenza sui dati e investimenti in infrastrutture. Resta peraltro decisivo il ruolo delle autonomie scolastiche nel garantire equità, così come la necessità di supporto statale per evitare di lasciare indietro interi territori e comunità educative. Il prossimo passaggio parlamentare sarà cruciale per calibrare adeguatamente diritti, doveri e responsabilità dentro l’ecosistema scolastico.