Mala tempora currunt sed peiora parantur
Corrono brutti tempi, ma se ne preparano di peggiori. Ovviamene, non sappiamo se sarà così e lo speriamo davvero, ma le suggestioni che provengono dai “piani alti”, non fanno ben sperare per la scuola. Al giro di boa in cui ci troviamo, sembra che si debba andare alla deriva. Sorvoliamo sulle affermazioni poco accorte che ci è toccato registrare, quale quella del Merito come “chiaro messaggio politico”, una minaccia più che non una spiegazione; o quella sull’umiliazione come pratica educativa/formativa, o l’annuncio di una riforma del sostegno. Senza dubbio, pregevole l’intenzione di riformare il settore, perché “l’insegnante di sostegno deve fare emergere i talenti, deve saper valorizzare lo studente. I ragazzi hanno necessità di un docente che non cambi di anno in anno. È importante una riforma del reclutamento, qui dobbiamo intervenire. Un lavoro così delicato non può essere dato così facilmente. B
isogna avere una formazione adeguata”. In realtà, tutti gli insegnanti, al di là della disciplina che insegnano, hanno il dovere di valorizzare tutti gli studenti e di fare emergere i loro talenti. Sarà, in ogni caso, interessante seguire il percorso di questa intenzione. Proprio vero che, nel mondo della scuola, una riforma non la si nega a nessuno, anche a prescindere dalle competenze e dalle conoscenze che si possiedono. Per questo auspichiamo sempre (e negli ultimi anni il viavai nel palazzo è stato non è stato di poco conto) che il designato al dicastero dell’Istruzione, oggi anche del Merito, studi le carte e analizzi la situazione, prima di intraprendere qualunque ipotesi di riforma. La scuola ha bisogno di essere studiata e compresa ancor prima di una qualsivoglia modifica, senza lasciare che prevalga una qualche ideologia di parte. Ha bisogno che se ne comprenda il senso e che lo si dichiari a chiare lettere.
Nel finale d’anno il Ministro Valditara ha ritenuto utile ed opportuno ribadire il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni: “L’interesse delle studentesse e degli studenti, che noi dobbiamo tutelare, è stare in classe per imparare. Distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza. L’interesse comune che intendo perseguire è quello per una scuola seria, che rimetta al centro l’apprendimento e l’impegno. Una recente indagine conoscitiva della VII commissione del Senato ha anche evidenziato gli effetti dannosi che l’uso senza criterio dei dispositivi elettronici può avere su concentrazione, memoria, spirito critico dei ragazzi”. Perfettamente d’accordo sul recupero del rispetto per gli insegnanti, la qual cosa dovrebbe toccare in primo luogo ai genitori. Intanto, prosegue quella che si trasformerà in un altro aggravamento del sistema scolastico: il già ventilato dimensionamento, giustificato dai vincoli dell’Europa in attuazione del PNRR. L’obiettivo dovrebbe essere quello di armonizzare la distribuzione delle Istituzioni scolastiche a livello regionale con l’andamento della denatalità e quindi della riduzione degli studenti. In che modo? Elevando il numero degli studenti per istituzione, dagli attuali 600 ai 900, quindi accorpando ulteriori plessi a quelli già esistenti e, in tal modo, riducendo il fabbisogno di dirigenti scolastici e DSGA. Trovato il modo di far quadrare il cerchio!“Tra l’altro - secondo il Ministro Valditara -, la misura da noi voluta genera dei risparmi, che abbiamo ottenuto rimangano a beneficio del mondo della scuola e in particolare dei dirigenti scolastici.
Questi sono fatti suffragati dall’analisi degli uffici tecnici del ministero”. Ma come, anziché far fronte compatto davanti ad un ulteriore peggioramento del nostro sistema d’istruzione, e approfittare della denatalità per poter pensare a ridurre il numero di alunni per classe e perseguire un po’ più da presso l’obiettivo della qualità, ci complichiamo ulteriormente la vita peggiorando una situazione che è già ai limiti del collasso? Ma si ha idea di come e quanto si siano complicate le istituzioni scolastiche e delle doti di ubiquità che si richiedono ai dirigenti, peraltro già vessati da una sempre più intollerabile ed ostile burocrazia? Ciononostante non ci resta che confidare nel buon senso che solo la scuola attiva riesce ad intercettare.